Hitler e lo sport







A differenza di Mussolini, Hitler non nutriva nessun interesse per lo sport.
Aveva dello sport soltanto una concezione che si potrebbe definire “spartana”: milioni di corpi allenati nello sport, avrebbero potuto trasformarsi in un paio d’anni in un esercito. Per Hitler il “corpo della nazione”( non il corpo dell’individuo ) deve essere mantenuto in buona salute e fortificato, temprato alla fatica e alla sofferenza, per dare dimostrazione di superiorità razziale e per rigenerare la razza stessa.
Lo slogan nazista era”il tuo corpo non ti appartiene”.
Mantenersi sani e forti era un dovere patriottico di tutti i cittadini tedeschi “ariani”, tale dovere era ancora più pressante per gli atleti del Reich che incarnavano l’uomo nuovo nazista.
Il processo di trasformazione investiva gli sportivi tedeschi di” sangue-puro”, che erano elevati a eroi a semidei e li sottoponeva a pressioni psicologiche e di violenza fisica.
Lo sportivo del Reich era allenato a superare la soglia del dolore, alla fatica, ha il dovere di vincere perché la vittoria è la prova della sua appartenenza alla” razza eletta”.
La perdita sul campo sportivo era considerata un disonore che si traduceva in un’umiliazione pubblica e collettiva.
Il campione sportivo del Reich attirava su di sé, tutte le aspettative del regime che aveva bisogno del corpo dell’atleta perfetto, per esibire la prova della propria superiorità biologica.
Quando il Fuhrer salì al potere nel 1933, Berlino era già stata da tempo designata come città che avrebbe avuto l’onore di ospitare le Olimpiadi nel 1936, ed egli si mostrò a più riprese scontento di dover organizzare quello che definiva “un indegno festival organizzato dagli ebrei”.
Lentamente cambiò idea, grazie  alle teorie del ministro della Propaganda del Terzo Reich (Joseph Goebbels) che esaltava il ruolo politico dello sport come dimostrazione della superiorità della razza ariana e dell’uomo germanico. Così senza badare a spese il Fuhrer si adoperò per una organizzazione magistrale.
Per il’36 fu pronto un immenso stadio nuovo di zecca.
Il giorno dell’apertura dei giochi, all’arrivo dell’ultimo tedoforo, novità introdotta dal nazismo e poi divenuta consuetudine, lo stadio era gremito di tedeschi che inneggiavano ed osannavano Hitler.
Inoltre furono proprio i nazisti ad introdurre le riprese televisive e il bollettino quotidiano delle vittorie.
Tutto ciò, unito al numero dei partecipanti, che raggiunse la stratosferica cifra di 4066, contribuì a mostrare al mondo intero la Germania nazista come la nazione più efficiente del mondo.
Tuttavia l’opera sarebbe rimasta incompleta senza una prestazione all’altezza della squadra tedesca, a tal fine i nazisti, che ovviamente non diedero agli ebrei la possibilità di partecipare, organizzarono un lunghissimo e meticoloso periodo di preparazione che si concluse con tre mesi massacranti per gli atleti nella Foresta Nera.
Il lavoro diede i suoi frutti.
I risultati per i nazisti furono strepitosi: per i tedeschi 36 medaglie d’oro, 12 in più degli Stati Uniti e primo posto nel medagliere. Terzi e quarti italiani e giapponesi, i regimi nazi-fascisti battevano le democrazie su tutta la linea.

Ci fu però un’eccezione che macchiò in parte la grande affermazione fascista: si chiamava Jesse Owens, un nero americano, che dominò ben quattro gare e che mandò su tutte le furie Hitler che si rifiutò di stringere la mano al campione.