Lo
sport è la mia passione.
Mi
piace soprattutto quello di squadra ed è per questo che da ben otto anni gioco
a calcio sempre con la stessa squadra, con la stessa società e soprattutto con
gli stessi compagni che lentamente sono diventati dei veri amici e con i quali ho condiviso grandi emozioni.
Stare
in una squadra aiuta a costruire se stessi, a comprendere i propri limiti, ad
essere leali, a confrontarsi con gli altri, al rispetto delle regole … perché
trasforma i singoli atleti in una collettività con gli stessi obiettivi, gli
stessi interessi (un traguardo importante, una qualificazione, una vittoria, un
risultato atteso con determinazione … ).
Lo
sport da sempre ha una grande capacità di aggregazione per questo sa svolgere
un ruolo sociale importantissimo:
·
promuove valori come lo spirito di gruppo e il senso
di appartenenza;
·
è un valido strumento di integrazione perché può
ribaltare gerarchie sociali;
·
è un mezzo di riscatto sociale.
Spesso
nello sport si rischiano comportamenti violenti e conflittuali, discriminazioni
e razzismo.
Il
problema del razzismo nello sport è attuale e ancora non risolto.
Il
legame tra sport e razzismo può risalire, ad esempio, storicamente con il
Colonialismo britannico dell’800 che presupponeva il diritto-dovere di
colonizzare e quindi civilizzare popolazioni ritenute inferiori. Gli inglesi si
servirono anche di sport nobili come il cricket per stringere il legame tra
madrepatria e colonie .
Un
altro avvenimento storico interessante in questa visione razzista, furono le
Olimpiadi di Berlino del 1936, organizzate da Hitler per mostrare la
superiorità della razza ariana sia dal punto di vista organizzativo che da
quello sportivo. La vittoria di Jesse Owens, un afro-americano, smentì quanto
era negli intenti di Hitler tanto che si rifiutò di stringere la mano al
campione.